Il territorio

Oliena, terra di storia, tradizioni e specialità culinarie

Una terra straordinaria, dove la storia, le tradizioni, il gusto e la devozione si intrecciano: questo e molto altro è Oliena oggi

Non manca davvero il fascino ad Oliena ed al suo territorio. E’ "speciale” per molte cose, esprimendo una unicità davvero sorprendente. Intanto il contesto: la Barbagia, dura ma anche occasione di crescita, di turismo, di tradizioni e di economia pastorale. Liberandosi dagli stereotipi, la Barbagia oggi è anche e soprattutto un reticolo infinito di sentieri per chi vuole andare in bici o fare camminate impegnative a piedi. Ma si trovano occasioni per tentare l’arrampicata su pareti a strapiombo oppure scendere sui torrenti con la canoa, una sorta di megaparco dei divertimenti, con l’incombenza del monte Corrasi. 

Una particolarità? Il paese è ricco di chiese, in numero sorprendentemente alto, segno di una religiosità non di maniera che nei secoli si era estrinsecato anche con l’arrivo dei gesuiti, i quali vi avevano instituito un "collegio” che poi aveva formato centinaia di missionari, predicatori, che avevano tenuto alto il nome di Oliena e di quella scuola. Ma èl’agricoltura e la pastorizia coi loro prodotti a dare l’immagina classica di Oliena oggi: "L’olio prodotto da pregiate varietà di olive e il Nepente, celebre cannonau venerato da D’Annunzio, sono le eccellenze dei campi”. A questi si aggiungono anche le espressioni dell’artigianato i ricami, la costruzione di cassepanche dove conservare il cibo. 

Così si arriva presto alle specialità culinarie della comunità: macarrones de busa, angelottos, pani frattau, porcetto e capretto arrosto e formaggi. Non si può fare a meno di miele e mandorle per le feste di Oliena: pistiddu per i fuochi di sant’Antonio abate, origliettas a carnevale, casadinas a Pasqua, papassinos a Ognissanti, amaretti per quello che si celebra in famiglia. Ma è il territorio la cartina al tornasole del un nuovo impegno verso il turismo: il Monte Corrasi è così "poliedrico” da dispensare qualsiasi tipo di attività fisica: è il Supramonte, nella vetta senza alberi ma che, a strati, diventa, scendendo, una foresta di lecci e poi di ulivi. E non calza a sproposito il soprannome: la Dolomite sarda. E’ più di una controfigura, però, perchè il Supramonte è un mondo a parte. Da visitare.

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